L'opera autobiografica

«La storia della mia scrittura è la storia dei miei materiali; i materiali, però, sono impressioni rielaborate». Queste parole, tratte da un breve testo del 1964 intitolato Dokument, sono un tentativo di formulare un interrogativo che accompagnerà lo scrittore per tutta la vita: quali sono i rapporti tra i materiali/i soggetti letterari e la vita dell'autore, come funziona l'immaginazione? In Dokument, Dürrenmatt descrive la sua infanzia a Konolfingen nell' Emmental, spiegando che alcuni motivi come la grotta e il labirinto vi affondano le loro radici. Alla prima infanzia risalgono anche la pratica dell'astronomia e l'interesse per la mitologia greca e i soggetti biblici.

Dürrenmatt racconta la sua vita, in particolare l'infanzia nell' Emmental, la giovinezza e gli studi a Berna, nelle due opere Labyrinth. Stoffe I-III. (ed. originale 1981; titolo italiano Eclissi di luna, 1984) e Turmbau. Stoffe IV-IX (1990), collegando gli elementi autobiografici a vecchi materiali ancora inutilizzati, che rielabora in forma di bozza (p. es. Il ribelle) o di lungo racconto (La guerra invernale nel Tibet). I testi pubblicati in questi due volumi si basano su oltre 20 000 pagine manoscritte in cui per Dürrenmatt la rappresentazione della verità autobiografica diventa sempre più problematica.

Anche diversi saggi degli anni Settanta e Ottanta rientrano nel contesto di questo progetto e contengono quindi passaggi autobiografici, in particolare la postfazione a Il complice (1976) e Rapporti: saggio su Israele (1975).

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